Lunedì 19 marzo il Tar del Lazio ha rigettato i ricorsi volti a ottenere il riconoscimento del Dottorato di ricerca quale titolo abilitante all’insegnamento scolastico. Ponendo fine – al meno per il momento – alle speranze dei ricorrenti. Nel dichiarare infondate le loro richieste, infatti, i giudici di via Flaminia hanno anche richiamato un recente orientamento del Consiglio di Stato.
In Tar Lazio, Roma, III bis, sentenze 19 marzo 2018 nn. 3060 e 3064 i giudici hanno motivato così la loro decisione: “non essendovi tabelle di equipollenza tra i dottorati di ricerca e gli insegnamenti scolastici, sarebbe oltremodo difficoltoso e affidato a criteri arbitrari stabilire la classe di concorso a cui i singoli dottorati di ricerca, previsti in ambito universitario, abilitano ad insegnare nel diverso ambito scolastico”.
Uno spiraglio, però, potrebbe esserci. Come risulta dal richiamato orientamento del Consiglio di Stato, VI, ordinanze cautelari 27 novembre 2017, nn. 5153, 5144 e 5556: “appare infatti fondata la tesi secondo cui non vi sono, né diposizioni espresse, né considerazioni di ricostruzione sistematica che possano indurre l’interprete a ritenere il conseguimento del dottorato di ricerca titolo equipollente all’abilitazione all’insegnamento, ai fini dell’inserimento nella II fascia del personale docente”.
Agli interessati va ricordato quanto è emerso da un articolo di OrizzonteScuola.it del 26 febbraio: “E’ allo studio la possibilità di istituire specifiche tabelle di corrispondenza tra i percorsi di dottorato e le classi di concorso, attraverso la definizione degli SSD a cui afferisce il corso di dottorato e/o la tesi di dottorato di ricerca”.
Ciò significa che, anche se per il momento la giurisprudenza amministrativa non ha valorizzato adeguatamente il titolo di Dottore di ricerca, è possibile che nei prossimi mesi le cose possano cambiare.