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Dieci errori da evitare quando si agisce contro la Pubblica Amministrazione

APPROFONDIMENTI
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La nostra vita è fatta di interazioni continue con la Pubblica Amministrazione. A volte il cittadino ritiene di aver subito un’ingiustizia. Quando accade, spesso cerca di risolvere i suoi problemi in prima persona, senza consultarsi con un legale: un errore che può avere conseguenze fatali. Quanto più è delicata la questione, tanto più è necessario che il cittadino si affidi a un professionista.

Ecco un decalogo per cittadini alle prese con provvedimenti amministrativi lesivi (o ritenuti tali).

Il cittadino e la Pubblica Amministrazione

1. Lettura frettolosa degli atti. Mai soffermarsi a una lettura superficiale del provvedimento. Bisogna sempre comprenderne la natura: in primo luogo, se è un provvedimento definitivo o interlocutorio. Per esempio, un preavviso di rigetto, emesso ai sensi dell’art. 10-bis l. n. 241/90, non ha la stessa valenza di un rigetto. Sebbene annunci l’intenzione di non accogliere la richiesta del cittadino, tecnicamente non è ancora un rigetto, quindi non può essere impugnato (a differenza del rigetto).
2. Contattare la P.A. via email o Pec. Quando si riceve un provvedimento amministrativo, un errore comune è quello di contattare direttamente la Pubblica Amministrazione, senza avere prima concordato una strategia col proprio legale. Non è sbagliato contattare la Pubblica Amministrazione per chiedere chiarimenti, ma in alcuni casi è meglio farlo telefonicamente, in quanto qualunque comunicazione scritta verrà acquisita dall’amministrazione e potrebbe essere utilizzata contro il cittadino. Occorrerebbe lasciare che a scrivere siano gli avvocati.

Il cittadino e il suo avvocato

3. Rinviare la nomina di un legale. Un errore comune è quello affidarsi al “fai da te”. La motivazione spesso è economica (evitare di dover pagare la parcella dell’avvocato). In questo modo il risparmio è spesso illusorio, perché un cittadino che non conosce termini di decadenza e norme processuali, rischia di pregiudicare i propri diritti, in modo irreparabile.
4. Rispettare il tempo del professionista (ed evitare di rivolgersi a lui per cause bagatellari). Il cliente, prima di chiedersi quali siano i costi di una ipotetica controversia, dovrebbe chiedersi se il suo interesse è veramente meritevole di tutela. Anche le cause apparentemente semplici possono nascondere spese inaspettate (le spese di lite). Occorrerebbe quindi stimare economicamente l’utilità della vittoria e procedere legalmente solo quando la posta in gioco sia adeguata (dunque, evitare di iniziare una controversia per “questioni di principio”).
5. Sincerità con proprio avvocato. Il cliente deve essere sincero con il proprio avvocato. Non deve omettere documenti o informazioni. Questo permette al legale di avere una migliore visione del caso e tutelare più efficacemente il cliente.
6. Rivolgersi a un avvocato “non specialista” è un errore? Dovendo agire contro una Pubblica Amministrazione, è meglio rivolgersi a un avvocato che si occupa prevalentemente di diritto amministrativo (detto, in modo colloquiale, avvocato amministrativista)? Non crediamo che il diritto amministrativo sia appannaggio esclusivo di alcuni avvocati. Ma sarebbe sbagliato dare per scontato che un studio legale accetterà un incarico in diritto amministrativo. Anzi, considerato la natura “settoriale” della materia, le possibilità che il professionista declini l’incarico sono elevate. Pertanto è sempre consigliabile contattare il proprio legale con largo anticipo, in maniera da avere il tempo di rivolgersi ad altro collega, nel caso in cui il primo legale decida di non accettare il mandato.
7. Pretendere consulenza gratuita. L’avvocato è un professionista che svolge un’attività professionale. Ma vi è una differenza tra il chiedere “informazioni” e una “consulenza”. È giusto che il cliente venga informato sui costi e sui tempi del procedimento, ma questo non significa che egli abbia diritto a una consulenza a titolo gratuito sulla materia oggetto dell’incarico. La consulenza legale è una prestazione che svolge l’avvocato nei confronti del cliente e va retribuita, in modo proporzionale alla qualità del lavoro svolto, previo accordo tra le parti.
8. Mancanza di fiducia nei confronti del legale. Ricordiamo che l’avvocato non può assumere cause che sa di non poter portare a termine. Occorre quindi scegliere un avvocato di fiducia e… avere fiducia che quell’avvocato non assumerà un incarico al di sopra delle sue possibilità. Cambiare un avvocato in corso di causa è sempre negativo, anche perché, una volta impostata una strategia, spesso è impossibile modificarla.
9. Pensare che “la rete” possa dare tutte le risposte. I ricorsi li scrivono gli avvocati, non “la rete”. Internet è uno strumento utile ma non potrà sostituire l’elemento umano, specialmente in considerazione della “parzialità” delle informazioni. Sulla rete finiscono solo alcune sentenze (chi perde non ha interesse a diffondere le proprie sconfitte). Spesso i commentatori hanno interessi “di parte” oppure, non conoscendo i fatti di causa, una visione limitata della vicenda.
10. Paragonare i casi. Importantissimo tenere a mente che ogni caso è diverso dagli altri, si svolge in un momento specifico, nella vigenza di una particolare normativa. Ogni sentenza, per esempio, è il frutto delle eccezioni mosse in quel processo dagli avvocati, delle loro intuizioni e dei loro… errori. È sbagliato generalizzare.

 

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